“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione”.
(Nelson Mandela)
La definizione di “psicologia dello sport” si deve a Pierre de Coubertin, fondatore dei giochi olimpici e che tenne, nel 1913 a Losanna, il primo convegno internazionale dedicato agli aspetti psicologici e psicofisiologici della pratica sportiva. All’inizio della sua storia la psicologia dello sport si era data come obiettivo quello di studiare la personalità degli atleti, ricercando modelli cognitivi e comportamentali utili a differenziare le loro caratteristiche rispetto agli altri uomini (le differenze di genere, nella pratica di uno sport, nonché le differenze individuali).
Tuttora la professione psicologica nello sport è un settore poco strutturato, in quanto necessita una interdisciplinarità in grado di gestire la complessità che caratterizza la domanda da parte degli stakeholders (società sportive, scuole, atleti, enti locali e istituzioni europee).
In un loro articolo Gould & Eklund (1991) riportano la duplice veste della psicologia nello sport:
- psicologo dello sport clinico
- psicologo dello sport educativo.
Collocando la “Psicologia dello Sport” in questo doppio possibile intervento da un ampio campo di intervento che non trova applicazione solo nell’ambito dell’agonismo (Weinberg e Gould- 1995 ), ma anche:
- nella promozione del benessere individuale e sociale a scopo ludico aggregativo,
- nella riabilitazione e nel mondo della disabilità,
- nello sport-terapia con soggetti afflitti da sofferenze esistenziali nonché da disturbi psicopatologici,
- nei progetti di inclusione sociale che coinvolgono giovani piuttosto che minoranze o diversità culturali,
- nella psicomotricità e nel lavoro educativo con l’età evolutiva,
- nell’apprendimento di “life skills” e/o di competenze relazionali.
Lo sport come ambito educativo rappresenta, dunque, un importante ambiente di formazione, sia da un punto di vista motorio che psicologico – emozionale, dando la possibilità di contribuire attivamente alla formazione delle personalità dei soggetti coinvolti. Lo sport come un veicolo di inclusione, di aggregazione e partecipazione ricopre un ruolo sociale fondamentale che permette lo sviluppo di capacità e abilità essenziali per una crescita equilibrata.
I valori educativi dello sport sono fondamentali e possono offrire un contributo decisivo all’educazione e alla formazione dei giovani e bambini.
Quando si parla di educazione si pensa al contesto scolastico, dimenticando che l’uomo e quindi il bambino, l’adolescente imparano in ogni ambiente dove interagiscono.
L’essere umano apprende nell’ interazione con gli altri e quindi in diversi ambiti. Inoltre, ha un innato bisogno di percepire il proprio miglioramento e di avere un ritorno di emozioni positive che innescano un processo di apprendimento virtuoso. Ogni apprendimento, inteso come processo multi- determinato deve tener conto delle esperienze relazionali del bambino che sia all’interno del nucleo familiare o del gruppo di pari o dell’ambiente scolastico. Per i bambini l’attività sportiva rappresenta un momento di gioco e di divertimento, senza costrizioni o eccesso di aspettative.
Lo sport ha un ruolo centrale in ambito educativo, poiché forma le persone come tali, ancor prima che degli atleti. In quest’ottica la figura dell’allenatore diventa educatore e diventa centrale nella vita dei più giovani, in quanto li aiuta a svincolare l’autostima dal risultato e a stimolare l’assunzione di responsabilità e garantendo il diritto di sbagliare per poi ricominciare.
Per i bambini è un gioco a tutti gli effetti, che insegna loro ad ascoltare, osservare le regole, rispettare i compagni e socializzare.
In adolescenza, l’attenzione si sposta sul fisico, la muscolatura, il peso e gli obiettivi da raggiungere.
Come un vero e proprio ambiente educativo, lo sport è sinonimo di impegno e di costanza, mettendo alla prova ogni ragazzo, aiutandolo a superare limiti e a realizzare sogni.
- Qual è il valore educativo dello sport?
Diversi studi hanno confermato che i benefici per la salute sono associati all’attività fisica. Nei bambini, la salute del cervello può essere misurata in termini di sviluppo dell’attenzione, memoria e rendimento scolastico in un contesto educativo. Lo sport, a volte, sembra un gioco che aiuta a scoprire i valori della socialità dal punto di vista di apprendimento educativo. Grazie alla sua cultura dell’impegno, alla relazione con gli altri ed a un sano spirito di competizione, rappresenta un ottimo momento per svagarsi e divertirsi tenendosi in forma e in salute. Numerose evidenze scientifiche dimostrano infatti che svolgere attività fisica con regolarità promuove la crescita e lo sviluppo nell’infanzia, con molteplici benefici per la salute fisica, mentale e cognitiva, funzionali al raggiungimento di un sviluppo armonico.
Questi obiettivi vengono realizzati;
- Sostenendo i processi di sviluppo di competenze motorie, cognitive, emotive e relazionali, veicolando valori come il rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente, parità di opportunità, solidarietà;
- Aiutando a maturare, cioè ad ammettere i propri limiti, ma evidenziando le proprie potenzialità;
- Costruendo il successo sulla fatica fisica;
- Stimolando il confronto continuo con se stessi e con gli altri con spirito critico.
- Gli studi dimostrano infatti come le competenze acquisite in ambito sportivo siano trasferibili efficacemente in altri contesti culturali sin dalla primissima infanzia. Lo sport e il gioco, oltre a diffondere i valori della solidarietà, della lealtà, del rispetto della persona e delle regole, che sono i principi fondanti di ogni società sana, sono straordinari strumenti per costruire competenze trasferibili in altri contesti di vita. L’organizzazione di una competizione, la definizione dei ruoli, la determinazione dei tempi, le strategie di gioco, sono vere competenze intellettive che si possono trasferire in qualsiasi contesto lavorativo e rappresentano abilità che ognuno dovrebbe essere in grado di mettere in pratica quando deve prendere delle decisioni o preparare un programma di azione. Le attività di movimento sono occasioni per privilegiare la creatività e l’investimento emotivo, perché l’ottica educativa è di sostenere i processi che portano all’autonomia, alla crescita dell’autostima, alla capacità di iniziativa e alla consapevolezza di sé a vari livelli, fisico ed emotivo. Ciò porta in evidenza come il supporto della psicologia e della pedagogia dello sport possono essere di supporto per coloro che operano nel settore per rendere l’accesso allo sviluppo e all’apprendimento attraverso lo sport stesso.
- Bibliografia
- Cervello ed Emozioni – D. Lucangeli
- Cinque lezioni leggere sulle emozioni – D. Lucangeli
- Intelligenza emotiva- D. Goleman
- Manuale di psicoterapia strategica – F. Leonardi e F. Tanacci
- Non accettarmi come sono – R. Feuerstein
- Il supporto indispensabile, psicopedagogia e neuroscienze in aiuto dello sport giovanile – B. Rossi
- Psicologia e sport – D. Giovannini, L. Savoia
- Antifragili. Fai della fragilità il tuo punto di forza e dell’incertezza un cavallo di battaglia – G. Vercelli